Cos’è il simbolo per Jung

Il significato di simbolo per Jung e la sua funzione nel processo individuativo
Simbolo della croce

Con la parola simbolo si identifica qualcosa il cui significato va oltre l’aspetto oggettivo, dietro al senso visibile ne esiste un altro invisibile e più profondo.

Secondo Jung il simbolo è portatore di un significato che risiede a livello inconscio e che la mente non può comprenderlo in modo razionale. I simboli di fatto sono il linguaggio figurativo della psiche più profonda, sono messaggeri dell’inconscio.

Scrive Jung in “L’uomo e i suoi simboli”

“Perciò una parola o un’immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato. Essa possiede un aspetto più ampio, “inconscio”, che non è mai definito con precisione o compiutamente spiegato. Né si può sperare di definirlo o spiegarlo. Quando la mente esplora il simbolo, essa viene portata a contatto con idee che stanno al di là delle capacità razionali”

La coscienza usa come linguaggio le parole, l’inconscio i simboli. Ma mentre le parole tentano di spiegare e pertanto stabiliscono dei confini, i simboli non spiegano ma emozionano, toccano le profondità dell’anima entrando in quella dimensione che non ha né spazio e né tempo.

Scrive Bachofen:

“Il simbolo desta presagi, il linguaggio può solo spiegare (…) Il simbolo spinge le sue radici fin nelle più segrete profondità dell’anima, il linguaggio sfiora la superficie della comprensione come un alito silenzioso di vento (…) Solo il simbolo riesce a combinare gli elementi più diversi in un’impressione unitaria (…) Le parole rendono finito l’infinito, i simboli portano lo spirito oltre i confini del finito, del diveniente, nel regno dell’essere infinito”  (tratto da “Complesso, archetipo, simbolo nella psicologia di C.G.Jung” – Jolanda Jacobi)

 

Simboli Collettivi nel Processo Individuativo

I simboli possono essere sia individuali che collettivi, il significato in essi contenuto può essere pertanto di carattere personale oppure di carattere universale ossia appartenente all’intera umanità. I simboli collettivi, come lo sono quelli delle religioni e delle mitologie, si fondano su elementi archetipici, e tanto più il simbolo è universale tanto più in esso si esprime il mondo stesso.

Venire in contatto con questi simboli archetipici per la psiche è un’esperienza numinosa, la loro energia provoca una stimolazione psichica di carattere fluidificante e liberatorio.

Secondo Jung, di fatto, i simboli archetipici sono fondamentali nel processo di auto sviluppo della psiche, il loro compito è quello di introdurre e di promuovere fasi evolutive e stadi di maturazione spingendo l’individuo verso la migliore individuazione. In altre parole l’archetipo con la sua forza energetica, attraverso il simbolo, diviene elemento creativo nel processo individuativo.

 

Simbolo e Archetipo

Simboli egiziani

Secondo Jung gli Archetipi sono forme tipiche di comportamento del genere umano che si sono cristallizzate nella psiche più profonda dell’uomo. Sono sedimenti di esperienze ripetute da sempre dall’umanità.

L’insieme di tutti gli archetipi costituisce ciò che Jung chiama “inconscio collettivo”. In questa parte della psiche più profonda risiedono contenuti di carattere universale che rimangono fuori dalla sfera della coscienza, ma quando una particolare situazione/evento della vita fornisce all’archetipo del materiale rappresentativo affine o simile, questo riceve un supplemento di energia tale da divenire una sorta di attrazione magnetica per la coscienza.

Quest’ultima attratta dalla sua energia apre lo spazio psichico necessario all’archetipo per irrompere e rendersi percepibile ad essa.

L’archetipo così toccato dalla coscienza può diventare manifesto in più modi: sul piano inferiore biologico sotto forma di pulsione, sintomo, atto mancato, lapsus oppure sul piano superiore spirituale come immagine archetipica, come simbolo.

La veste simbolica in cui l’archetipo si rende visibile varia e si trasforma secondo la condizione esteriore ed interiore che l’individuo vive in quel momento della sua vita.

In sintesi si può dire che mentre l’archetipo è l’energia psichica, il simbolo ne è la sua manifestazione. L’ archetipo quindi è a tutti gli effetti un portatore potenziale di significato che si può esprimere nel simbolo.

La sua densità di significato costringe la coscienza ad una sorta di riassestamento, la induce all’assimilazione di contenuti inconsci per raggiungere così una maggiore completezza. Per questa ragione Jung sostiene che il simbolo archetipico ha un significato centrale nel processo di individuazione.

 

Differenza tra Simbolo e Segno

Jung fa una netta distinzione tra segno e simbolo, mentre il segno esprime qualcosa che è già noto alla coscienza e pertanto ne attribuisce un contenuto, il simbolo è espressione di qualcosa il cui contenuto trascende la coscienza.

Un esempio di segno potrebbe essere un marchio, un logo, un distintivo, ovvero tutte quelle rappresentazioni che sono conoscibili in modo univoco. Un simbolo invece è pregno di significato che non trova ancora una formula che lo rappresenti.

Un simbolo può trasformarsi in un segno convenzionale quando il suo significato nascosto viene portato alla luce trovando una formula di espressione comprensibile in modo univoco e razionale. In altre parole se il suo senso viene compreso diventando un contenuto puramente intellettuale, il simbolo degenera in un segno, perdendo così la sua forza numinosa.

“Fintanto che un simbolo è vivo, è espressione di una cosa che non si può caratterizzare in modo migliore. Il simbolo è vivo soltanto finché è pregno di significato. Ma quando ha dato alla luce il suo significato, quando cioè è stata trovata quell’espressione che formula la cosa ricercata, attesa o presentita ancor meglio del simbolo in uso fino a quel momento, il simbolo muore, vale a dire che esso conserva ancora soltanto un valore storico. ” (…) così che esso diviene un mero segno convenzionale” (Tipi psicologici – C.G.Jung)

 

Simbolo e l’Osservatore

Per Jung un oggetto può essere considerato un simbolo in base a chi l’osserva o meglio in base all’atteggiamento della coscienza che osserva.

Quello che intende Jung è che non tutti gli individui hanno la capacità di guardare un oggetto e andare oltre alla sua manifestazione concreta cogliendone l’aspetto ignoto.  Questo dipende dal tipo di osservatore, ci sono soggetti che tendono a dare rilevanza a ciò che esiste concretamente e non riescono ad andare oltre la facciata esteriore e chi invece viene spontaneo ricercare il senso nelle cose, sono atteggiamenti diversi di porsi nel mondo, atteggiamenti che caratterizzano ogni singolo individuo.

L’approccio al simbolo avviene soprattutto attraverso un’esperienza emotiva, gli individui predisposti ad un atteggiamento simbolico quando vengono toccati dalle immagini dei simboli ne rimangono affascinati e attraverso un’esperienza intuitiva riescono a comprendere quale significato può esserci per la loro vita personale raggiungendo così uno stato di consapevolezza maggiore.

“Bensì un simbolo può dirsi vivo solo quando è, anche per chi osserva, l’espressione migliore e più alta possibile di qualcosa di presentito e non ancora conosciuto. Solo così esso provoca una partecipazione inconscia, e giunge a generare e promuovere la vita.” (Tipi psicologici – C.G.Jung)

Il mondo animale non ha simboli, ha segnali e segni. L’uomo invece gli appartiene anche una realtà simbolica una realtà fondamentale per sollevarsi dalla sfera animale e volgere verso una dimensione umano divina.

 

Simbolo come Trasformatore di energia

Simbolo dell'albero

Il simbolo è una sorta di istanza mediatrice tra la coscienza e l’inconscio, un vero mediatore tra ciò che è nascosto e ciò che è manifesto.

Rappresenta il ponte che mette in comunicazione la parte conscia con quella inconscia, di fatto la parola simbolo deriva dal greco symballo avente il significato di “mettere insieme” due parti distinte, pertanto il simbolo è unificatore di opposti e come tale, espressione di totalità.

Per questa ragione, secondo Jung, il simbolo è un trasformatore di energia psichica. Quando avviene l’incontro e il confronto della coscienza con i simboli dell’inconscio si risvegliano le forze creative della psiche che sciolgono le congestioni e le ostruzioni dell’energia psichica. L’energia si trasforma e riprende a fluire spostando la disposizione psichica in nuove direzioni, fondamentale ai fini del processo di individuazione. La trasformazione dell’energia permette di mantenere la vita psichica in continuo flusso.

 

Simbolo e la Funzione Trascendente

Questa capacità della psiche di formare simboli ossia di mettere in contatto il mondo conscio con quello inconscio, Jung l’ha chiamata “Funzione Trascendente”. Questa funzione rende possibile l’incontro di opposti e pertanto il passaggio da una disposizione psichica ad un‘altra. Nel processo psicologico dell’individuazione questa funzione è fondamentale in quanto mediante essa vengono date quelle linee di sviluppo individuali per raggiungere una maggiore completezza psichica.

In “La Funzione Trascendente (Opere 8)” Jung scrive che quando si giunge nella seconda parte della vita diventa necessario dedicare particolare attenzione alle immagini dell’inconscio collettivo, perché queste costituiscono la fonte da cui attingere indicazioni per trovare la completezza attraverso l’unione dei contrari.

 

Simbolo e Mito

Simbolo nel mito di Ermes

Una delle maggiori espressioni di simboli archetipici sono i Miti. Le loro storie e i personaggi che li animano nascono dalla proiezione di contenuti inconsci della mente umana, contenuti derivanti da esperienze che l’intera umanità ha ripetuto nel corso del tempo. I miti di fatto sono narrazioni archetipiche e pertanto sono carichi di significati di carattere simbolico universale.

Come abbiamo visto, Jung sostiene che si può considerare un simbolo in funzione di chi l’osserva, di fatto il mito si svela nel suo significato più profondo solo quando si è nella disposizione mentale di percepirne l’esperienza.

Di fatto solo a colui che ha distolto lo sguardo dal mondo esteriore per rivolgerlo al proprio mondo interiore, a colui che è alla ricerca di senso e di significato, il mito con il suo mondo simbolico può offrire i suoi tesori più nascosti.

In altre parole solo quando siamo nelle condizioni di percepire il simbolo nel suo significato, le narrazioni mitologiche non possono più lasciarci indifferenti, una sorta di mistero e di fascinazione si attiva nelle profondità della psiche per condurci sulla strada della comprensione, verso una nuova consapevolezza.

Il mito ci introduce in una nuova dimensione, dove possiamo scoprire che l’esperienza di vita che stiamo attraversando, qualunque essa sia, è già stata vissuta dall’intera umanità che ci ha preceduto.

Con i miti e il loro mondo simbolico non siamo più soli, accanto a noi abbiamo l’intera umanità, abbiamo sempre qualcuno a fianco che ci accompagna e ci mostra la via.

 

Bibliografia:

 

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